La famiglia Numeroso, fin dal Settecento, custodisce con sapienza e amore la tradizione di un prodotto unico dell’Agro aversano
Tra i marchi di eccellenza del territorio campano nel settore enologico un ruolo di primo piano lo ricopre certamente la cantina I Borboni di Lusciano, nell’Agro aversano, terra d’elezione del vino Asprinio, che ha proprio nella storica azienda della famiglia Numeroso uno tra i suoi brand più rinomati e apprezzati dagli intenditori e dagli amanti del buon bere. Al compianto Carlo Numeroso – scomparso troppo presto, nel dicembre 2016, portato via da un male crudele – e alla sua famiglia si deve la riscoperta e la definitiva consacrazione del celebre vitigno: ha avuto il merito di credere nell’Asprinio quando la varietà sembrava destinata all’oblio assieme alla leggendaria tecnica di coltivazione nota come “vite maritata al pioppo”, che permette alle piante di crescere in altezza per molti metri.
Il legame tra i Numeroso e il vino è in realtà antichissimo: affonda le proprie radici nella seconda metà del Settecento, quando la famiglia già possedeva venti ettari di vigneti di Asprinio. A quei tempi, la loro attività si limitava alla rivendita le uve prodotte, che nei primi anni del Novecento erano impiegate dall’azienda Buton, per la produzione di basi per spumanti e brandy, alla Cirio che ne ricavava aceti e, in piccole quantità, a ditte francesi che le utilizzavano per basi Champagne.
La prima importante svolta arriva agli inizi degli anni Settanta quando, su suggerimento del direttore della Buton, persuade i Numeroso a passare dall’alberata classica al sistema degli sylvoz, evoluzione che permette di fatto di dare il via a una produzione su larga scala. Verso la fine del decennio iniziano, dunque, i primi esperimenti nella spumantizzazione dell’Asprinio che portano, nel 1982, alla registrazione del marchio “I Borboni” e alla nascita della “Cooperativa Asprinio di Aversa – I Borboni”.
Fu questo l’inizio di un cammino che, grazie alla caparbietà dei fratelli Nicola e Raffaele Numeroso prima e dell’infaticabile Carlo poi, portò al progressivo rilancio dell’Asprinio, che conquistò in poco più di dieci anni prima il marchio IGT e, in seguito, la Denominazione di origine controllata. La scelta, coraggiosa e vincente, di Carlo Numeroso fu quella di far rivivere la tradizione della vinificazione nelle grotte scavate a quindici metri di profondità, per loro natura adatte alla conservazione del prodotto. Il processo produttivo, infatti, è portato avanti per una scelta precisa in impianti situati nel centro storico di Lusciano, nelle cavità di tufo poste al di sotto di l’antica dimora padronale di famiglia ristrutturata nel 1996: un luogo analogo a quelli dove nasceva l’Asprinio nella sua prima eta dell’oro, in quell’epoca borbonica che l’azienda porta nel nome. L’anno del definitivo cambio di passo fu il 1998, quando le grotte dei Numeroso ospitarono la prima vendemmia, più di mille quintali di uva, e la società divenne una srl.
Quel percorso, oggi, dopo la prematura scomparsa di Carlo Numeroso, che il celebre critico enogastronomico Luciano Pignataro annovera tra i “signori del vino“, è portato avanti con rinnovata passione dal cugino Carlo e dal figlio Nicola: sono loro ad assicurare, vendemmia dopo vendemmia, che in ogni un bicchiere di vino “I Borboni” si possa assaporare non solo l’essenza dell’Agro aversano, ma anche la sapienza e l’amore per la professione tramandate attraverso cinque generazioni. Tutte qualità, queste, che si tramutano in un prodotto di eccellenza senza eguali.
Fonte: www.ilcrivello.it
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